LA SOTTILE LINEA DI DEMARCAZIONE TRA LA VITA E LA MORTE.
Oggi ho aperto l’anno 2015 di Antescena, la Onlus con la quale collaboro in qualità di Mago in corsia in corsia al Regina Margherita.
Sono partito così, sereno, con mille propositi, pensieri positivi e sentivo che potevo conquistare il mondo. Ho fatto questa foto prima di partire per il reparto, ricco di energia e spudoratamente anche una grande dose spensieratezza, ma forse è anche con questo spirito che va affrontato questo operato.
Parto alle 14:45, reparto Oncologia, poi Penumologia e alla fine Neurochirugia.
Arrivato al primo reparto si inizia il giro. Bambini dai 4 ai 13 anni, sono previste 14 stanze. Si bussa, ci si affaccia con discrezione e con un sorriso.
Si cerca di capire se è possibile entrare, se non si interrompe un momento delicato, di intimità tra familiari, un sonno, un abbraccio.
Molti bambini la mattina sono stati sottoposti a controlli e terapie. Possono essere stanchi, potrebbero rifiutare il mio intervento ed io con rispetto mi devo mettere da parte, perché anche quel rifiuto che accetto volentieri fa parte del mio lavoro.
Quel rifiuto accettato è un dono di potere decisionale che io do al bambino. I genitori insistono, in quel dolore discreto mascherato, pensano di mancarmi di rispetto, devo invece far capire loro che al contrario, sto dando un potere a loro figlio.
In quel luogo dove è costretto suo malgrado ad accettare tutta una serie di appuntamenti fissi che non può evitare, in quella stanchezza fisica e psicologica quotidiana, il bambino ha il potere di decidere, di dire no.
A volte aspetto fuori dalla porta, all’interno c’è un medico per una visita oppure il bambino sta mangiando.
Oggi una bambina guardava il televisore abbracciata alla mamma, non voleva vedermi, voleva rimanere così, abbracciata del calore materno.
Ho sorriso, le ho detto “brava”, magari passo dopo, lei mi saluta, mi sorride, mi ringrazia.
Molte persone pensano che questo delicato lavoro serva solo e unicamente al bambino malato, non è così.
Il compito più difficile, in quegli 8 minuti in una stanza, è quello di riportare, con diverse tecniche di psicologia, comunicazione e giochi selezionati apposta, il potere ai genitori.
Quel potere perso davanti ad un dolore così immenso nel dover affrontare questo delicato momento.
Il bambino percepisce questo senso di onnipotenza che il genitore perde, e tu Mago, fai si che la magia avvenga nelle mani dei genitori stessi. Loro diventano il mezzo della rivelazione magica, e quel potere dona sorriso al malato, la forza di un sorriso diminuisce la soglia del dolore. (link)
Stanza dopo stanza, passo dopo passo, ad un certo punto il brusio intorno a me, il vociare leggero, i suoni dei passi si interrompono con un grido di dolore, straziante: “Non ne posso più, basta, fa male!“.
Non saprei definire l’età, ma era il grido di dolore di un bambino molto piccolo.
Poi tutto si interrompe per pochi secondi, lentamente inizia il pianto sommesso e singhiozzante della mamma sempre più acuto.
Tutto intorno nel reparto cala il silenzio, i passi si sono fatti leggeri, i suoni spariti, anche quelli prima sommessi.
Gli sguardi intorno a me diventano vuoti, passano le persone, sembrano sospese nel nulla.
Non conosco il nome del bambino, non importa, rappresenta il dolore. Quel pianto era un suono di campana a morte ed io sono rimasto li, appoggiato alla porta con il senso di vuoto, lo stomaco bloccato, il pianto singhiozzante e sommesso.
Dopo tanti anni in corsia è la prima volta che mi capita una cosa del genere, ti svuota, ti blocca, non la controlli quella sensazione, ti avvolge dentro, ti fagocita e ti rende tremendamente leggero.
Renata, la mia accompagnatrice mi dice che possiamo entrare nella stanza pochi metri più in fondo.
Entro, mi aspetta un altro bambino con suo padre. I nostri sguardi si incrociano, non abbiamo bisogno di dirci nulla, ci capiamo.
Mi accolgono con un sorriso.
E’ lui che mi ridà l’energia, il bambino in vita, con il suo sorriso, i suoi occhi illuminati di stupore e penso che la vita continua, una giostra si ferma un’altra gira.
Ed ancora una vota capisco che ho paura, ma non devo averne perchè questi bambini con il loro coraggio, il loro guardarti, il loro sorridere con gli occhi, mi dicono di non averne, di avere coraggio e continuare.
Vado avanti, ogni stanza successiva è una storia diversa, è una vita, un dolore, un coraggio una promessa, una paura ed ognuna di essa è solo un monito che ti fa capire ancora una volta quanto siamo fortunati, perché tutto in questo vita è un grande ed unico dono.
Torno a casa, ed il fisico è svuotato, l’adrenalina scende molto lenta, troppo lenta, la stanchezza mi avvolge. Ho voglia di andare a dormire, ho voglia di pregare ed ancora una volta di ringraziare, nulla in questa vita è scontato.
Notte mondo.
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